Uniti contro il melanoma

Radioterapia con adroni per i tumori complessi. Dott.ssa Barcellini, CNAO

Amelia Barcellini - Insieme con il sole dentro - associazione contro il melanoma

Il 15 gennaio abbiamo lanciato una raccolta fondi in favore del Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO) di Pavia, che eroga un tipo di trattamento indicato anche per alcune forme di melanoma. La Dott.ssa Amelia Barcellini, Radioterapista oncologa di CNAO, ci spiega meglio come funziona il trattamento.

Dott.ssa Barcellini, quando si usa l’adroterapia?

L’adroterapia è una forma innovativa di radioterapia che viene impiegata nel trattamento di alcune forme di tumori solidi che, per istologia ed aggressività, risultano poco sensibili alla radioterapia convenzionale o che, per sede di malattia (tumori localizzati in sedi critiche ovvero strettamente adiacenti a strutture sane e radiosensibili ), risultano difficilmente trattabili. Dal 2017 l’adroterapia è entrata a far parte dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) previsti dal Sistema Sanitario Nazionale. 

Come funziona?

A differenza della radioterapia tradizionale, che si basa sull’utilizzo di raggi X o elettroni, l’adroterapia prevede l’uso di adroni, in particolare di protoni e ioni carbonio. Gli adroni, rispetto ai fotoni, presentano peculiari caratteristiche dosimetriche e radiobiologiche. 

Dal punto di vista fisico-dosimetrico, infatti, sono dotati di una elevata selettività spaziale che permette di concentrare la dose in corrispondenza del cosiddetto Picco di Bragg (dove si trova il tumore rispetto alla corsa delle particelle) minimizzando la dose ai tessuti sani circostanti. Dal punto di vista radiobiologico, inoltre, gli adroni e in particolare gli ioni carbonio sono più aggressivi dei fotoni. Sono infatti in grado di determinare multipli danni al DNA, difficilmente riparabili dai meccanismi di riparazione cellulare.

Queste caratteristiche, quindi, rendono le particelle più vantaggiose rispetto ai fotoni sia per tumori localizzati in sedi critiche sia per tumori radio-resistenti.

In base alla sua esperienza, in che cosa consiste effettivamente l’efficacia della terapia?

L’adroterapia come la radioterapia tradizionale agisce localmente. Il target quindi della risposta all’adroterapia è il controllo locale. Le particelle sono in grado di concentrare la dose al target (il tumore) riducendo al minimo gli effetti collaterali post attinici sui tessuti sani circostanti. 

Può essere fastidiosa, dannosa o provocare effetti collaterali?

Nessun trattamento è scevro da effetti secondari e questo vale anche per l’adroterapia. 

Il medico nella pianificazione di ogni singolo trattamento radiante deve fare un bilancio dei costi e dei benefici attesi dal paziente che tenga conto dei pregressi trattamenti ricevuti, dell’età, delle patologie concomitanti, della terapie farmacologiche in corso. 

Prima dell’avvio del trattamento, il medico radioterapista discute sempre in modo dettagliato gli effetti collaterali attesi (in base alla dosimetria del piano di cura) con il paziente. 

Quando nasce l’adroterapia e come si sta evolvendo? Dal punto di vista della ricerca scientifica ci sono aspetti da approfondire?

L’idea di curare tumori usando le particelle risale al 1946. In quell’anno Robert Wilson nel suo famoso articolo “Radiological Use of Fast Protons” riconosceva nella selettività spaziale degli adroni un modo efficace di aumentare la dose al tumore minimizzando la dose ai tessuti normali. Successivamente i ricercatori del Lawrence Berkeley Laboratory (LBL) confermarono le ipotesi di Wilson e, dopo un periodo di sperimentazione, nel 1954 iniziarono sempre a Berkeley le terapie sugli esseri umani sotto la guida di Cornelius Tobias.

Ad oggi nel mondo sono stati trattati con particelle più di 28.000 pazienti e svariati sono i progetti relativi alla costruzione di nuovi centri. L’adroterapia con particelle è un ambito affascinante e complesso su cui ci sono moltissimi aspetti da approfondire, soprattutto quelli inerenti alle sinergie con farmaci oncologici di ultima generazione e all’utilizzo clinico di altre particelle oltre a quelle convenzionalmente impiegate.

Come si accede alla terapia nel vostro centro?

L’accesso al trattamento con particelle a CNAO viene normalmente proposto in un ambito di discussione multidisciplinare dal medico specialista che ha in cura il paziente. Talvolta invece, è lo stesso paziente o i suoi caregivers che scelgono di contattarci attraverso un servizio telematico e telefonico (https://fondazionecnao.it/accesso-alla-terapia/) che permette una valutazione preliminare della documentazione clinica del paziente da parte del personale medico-sanitario. In base alla valutazione del caso, se ritenuto proponibile un trattamento con adroterapia, il paziente viene convocato in prima visita.

Per approfondire visita il sito della Fondazione CNAO.


Insieme con il sole dentro ha attivato una raccolta fondi in favore del CNAO, che servirà a finanziare uno studio sui melanomi ginecologici e a rendere più piacevoli le terapie per i piccoli pazienti oncologici del centro. Per saperne di più e fare la tua donazione visita il sito dell’iniziativa.

Abbiamo già raccolto più di mille euro e siamo a metà strada rispetto al nostro obiettivo. Aiutaci anche tu, basta una piccola somma.

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